I Misteri di Trapani
Tempi della processione

Tempi della processione

Tempi della processione ( Tratto da “ I Misteri – La Processione di Trapani ” )

I momenti fondamentali della processione dei Misteri sono strettamente connessi tra loro ed insieme la rendono particolare e unica.

LO SPOSTAMENTO – Subito dopo l’ultima scinnuta dedicata a Maria SS. Addolorata che si celebra sette giorni prima del Venerdì Santo, i Sacri gruppi vengono disposti nella chiesa del Purgatorio, secondo un determinato ordine. Infatti, rispetto alla collocazione dei restanti giorni dell’anno, si preferisce spostarli e posizionarli in modo più idoneo ai fini dell’uscita dalla chiesa per la processione. È un momento importante, generalmente vissuto intensamente dal cosiddetto “popolo dei Misteri “poiché fa capire e soprattutto sentire agli addetti ai lavori che il tempo della processione è ormai arrivato.

GIOVEDI SANTO – Nella settecentesca chiesa barocca del Purgatorio tutto è intriso di quell’ aria dei Misteri che esploderà il giorno dopo.  Non può esistere silenzio nella chiesa, è una moltitudine di volti, colori, anime e suoni che si intrecciano freneticamente e tra questi il caratteristico suono delle ciaccole ad opera dei massari. Provano e riprovano le giuste posizioni da osservare in processione, calibrano le altezze delle spalle perché tutti devono potersi trovarsi nelle migliori condizioni per il duro e impegnativo compito che li vedrà impegnati per più di ventiquattro ore. E una volta definite le posizioni, si sente il rumore secco del nastro adesivo, quello utilizzato per confezionare i pacchi, posto a sigillare le imbottiture che nelle aste serviranno a mitigare le fatiche del trasporto e regolare le altezze.

Dopo aver rimosso gli ultimi strati di polvere, ecco arrivare i consoli con grosse casse di legno. Contengono i preziosi ornamenti argentei. Uno di essi, generalmente il capoconsole, sale sulla vara guardato con ammirazione e trepidazione dai componenti il ceto. Fanno da anni quel rito ma ogni volta è come se fosse diverso, come se quell’aureola, quella croce, quella spada potessero non andare nei posti giusti; un affetto filiale che lega gli uomini alla rappresentazione del Divino mentre gli argenti sembrano brillare di una luce nuova.

Cominciano ad arrivare gli scatoloni con i fiori. Gli esperti fiorai trapanesi preparano le spugne che imbevute d’acqua, assicureranno per le quasi ventiquattro ore di processione la tenuta delle decorazioni floreali. Mani esperte e delicate assemblano quei colori che sanno della primavera siciliana. Il positivo aumentare della presenza femminile in seno alla processione (un tempo prerogativa maschile con un ruolo delle donne marginato alle lavorazioni nascoste e alla processione dell’Addolorata) ha contribuito alla crescita e alla bellezza di tutto quanto “fa processione”.

E mentre gli elettricisti controllano i cavi e le batterie per le illuminazioni, arrivano altri consoli, altri addetti alla processione. È il momento di collocare la manta, il grande drappo di velluto nero che circonda la base del gruppo per coprire i cavalletti.  La gente continua ad affluire, tanti bambini e ragazzi perché è da giovani che si comincia ad amare i Misteri.

E’ il giorno nel quale i trapanesi, da tradizione visitano le chiese per i “Sepolcri“, termine popolare ma errato che rappresenta l’esposizione sull’altare, al termine della “Missa in Coena Domini“, del tabernacolo per la venerazione. I Sepolcri, da tradizione, vanno visitato in numero dispari e così tra una chiesa e l’altra si fa un salto al Purgatorio e magari discutere su quale gruppo ha l’addobbo più bello. Non si può non andare a virire i Misteri [1], sono lì da secoli, sono sempre quelli ma ogni anno è come se vi fosse sempre qualcosa di nuovo.

Quella che per tanti anni è stato un momento di passione popolare, di abbraccio anche confuso della città ai suoi gruppi nella sera della vigilia, ha da qualche tempo perso un po’ della sua caratteristica spontanea e popolare partecipazione. La sera prima il Purgatorio è stato sempre pieno di trapanesi. Addetti ai lavori, curiosi, e turisti hanno sempre vissuto quelle ore ammirando da vicino quei meravigliosi volti, dono dei nostri meravigliosi artisti. Purtroppo, da alcuni anni, a quella che era la caratteristica confusione della vigilia all’interno del Purgatorio, si è preferito un presunto ordine regolato da transenne e vigilantes, privando i trapanesi, i veri proprietari dei gruppi, di accarezzare con i loro sguardi ciò che una città attende da un anno. Una scelta, quella di transennare, che non è stata determinata dalla situazione pandemica legata al Covid ma che è stata voluta da chi crede che quella folla sia nociva dimenticando che si tratta della partecipazione di un popolo ai suoi riti, una partecipazione fatta di statue tra i fedeli, di contatti, di incontri e di commenti. Le transenne e i vigilantes vanno bene per una parata non per una processione popolare che è comunqe festa e come tale appartiene al popolo.

La notte scende sul Purgatorio, i curiosi sono quasi tutti andati via; in chiesa restano i cosiddetti malati ri Misteri, coloro che, pur consci delle fatiche che li attenderanno il giorno dopo e ancora l’altro, non ne vogliono sentire di riposarsi. È un intrecciarsi di dialoghi, anche pettegolezzi ma soprattutto amore per quella processione che tra poche ore sarà realtà. Si va a mangiare una rianata (tipica pizza trapanese con pecorino, aglio, pomodoro e origano) più per tradizione che per fame; poi si ritorna al Purgatorio per la lunga notte.

VENERDI’SANTO – Le prime tiepide luci primaverili del venerdì filtrano attraverso le vetrate della chiesa del Purgatorio. I Misteri sono pronti, gli addobbi floreali ultimati, gli argenti brillano sui gruppi, c’è ancora qualche ceto che non ha collocato la manta ma arriva anche quella.

Nelle vie attorno al Purgatorio e nel centro storico di Trapani, l’attesa è palpabile e verso mezzogiorno si cominciano a vedere i primi processionanti, i primi massari che hanno già indossato la casacca e sul lungomare, dai pullman scendono i componenti delle bande. I consoli dei ceti già hanno lasciato il Purgatorio e han fatto un salto a casa. Un pranzo fugace, il vestito più elegante, quello nero, per vivere ciò che attendono da un anno. Trapani non può più aspettare. Ormai si attende soltanto l’uscita dei Misteri.

Alle 13.30 la piazza del Purgatorio è gremita[2]. Le strade adiacenti sono già piene di trapanesi e turisti. Quando alle 14.00 in punto si apre il portone della chiesa, i tamburi annunciano l’avvio della processione. I primi processionanti, le prime struggenti note della marcia funebre e poi appare a’ Spartenza. Il primo gruppo avanza lentamente, si fa attendere come solo un qualcosa di importante sa fare. Annacato inizia il suo percorso che sarà quello dei restanti diciannove misteri, il primo di venti intensi momenti di storia, arte, fede e tradizione. È il giorno più bello per Trapani. Esce la Separazione e poi tutti i gruppi e quando anche il viso sofferente di Maria, avvolta nel suo prezioso mantello nero, lascia la Piazza del Purgatorio, una stanchezza di fede e passione è palpabile tra la gente. Le musiche si allontanano attraverso le vie della città, seguite dai trapanesi residenti, da quelli che vengono da lontano per rivederli, dai turisti affascinati dalla maestosità del rito.

LA NOTTE – Quando il sole della primavera siciliana abbandona il Venerdì Santo, i venti Sacri gruppi dei Misteri si illuminano di una nuova e intensa luce. Lentamente i volti di Gesù, di Maria, degli apostoli e dei tanti personaggi si ravvivano con le sapienti illuminazioni che contribuiscono a rendere più affascinate il sacro corteo. Quando i gruppi ritornano nelle strette vie della vecchia Trapani, la processione assume un fascino unico. Le lunghe ombre delle statue proiettate sui vecchi palazzi del centro storico sembrano far muovere i Misteri, come se volessero entrare nelle vecchie case, tante oggi abbandonate, in quella vecchia città dove un tempo i balconi si riempivano di gente a qualsiasi orario e di notte si svegliavano i bambini per non far perder loro quei momenti indelebili. È il momento della processione riservata ai soli trapanesi; i turisti torneranno al mattino per assistere al rientro. I bar che non hanno mai chiuso continuano a sfornare cornetti e caffè e anche i piccoli chioschi di pane e panelle[3] inondano di profumi l’aria fresca e spesso ventosa della notte trapanese. Quel lungo serpentone privo delle bande e delle processioni ma con le sempre presenti “donne dell’Addolorata” si addentra a colpi di ciaccula nella città dove i più giovani si offrono volontariamente ai massariper concedere loro un breve ma meritato riposo.

SABATO SANTO – Fa spesso freddo nella zona marinara delle “Barracche” ma è quel freddo siciliano primaverile, ricco di vento e povero di gelo, dove nel buio che si arrende alla luce il popolo dei Misteri si prepara al rientro. Man mano che la processione si addentra verso la punta estrema della città falcata, le prime luci dell’alba vedono i gruppi nel quartiere dei pescatori dove l’anima marinara della città esprime la sua millenaria storia. Le bande iniziano a suonare ed i bambini coperti e assonnati, vengono accompagnati dalle mamme nel posto occupato in processione il giorno prima. Tra sbadigli e occhi assonnati ci si prepara al gran rientro. Si legge un velo di malinconia negli occhi dei trapanesi, quel giorno atteso un anno sta cedendo il passo al nuovo mattino che ricondurrà i gruppi nella chiesa del Purgatorio. Lentamente si ricompongono le processioni, le bande intonano le marce funebri quando i gruppi iniziano a sfilare lungo il Corso Vittorio Emanuele. I volti dei massari, dei consoli, dei processionanti sono stanchi, ma è una stanchezza particolare perché si vorrebbe prolungare quell’ emozione per chissà quante ore ed invece sta tutto terminando e anche i venditori di frutta secca e quelli dei palloni colorati per i bambini hanno ripreso il loro posto. 

Alle 6,30 la Piazzetta Purgatorio è già piena di gente, sono i trapanesi che non vogliono perdersi le fasi del rientro: a trasuta n’chiesa. Ecco il rullio dei tamburi che annuncia l’approssimarsi del sacro corteo, quel suono che il giorno prima era stato tanto atteso, oggi è sinonimo di tristezza perché dà il via al concludersi della processione.

I Misteri sembrano non voler più entrare e con tristezza si congedano dalla città che li ha eletti protagonisti. La marcia funebre accompagna il rientro (i gruppi non entrano mai di spalle) salutando per l’ultima volta la folla che assiepa la piazza. Ai massari che per tutta la durata hanno sobbarcato sulle spalle il peso delle vare, spesso si aggiungono o si sostituiscono i consoli e i collaboratori dei ceti. 

Le ultime note, l’ultima battuta, il gruppo lentamente entra in chiesa e negli occhi di tutti gli addetti si scorge una profonda emozione che esplode in un pianto liberatorio quando il lunghissimo ultimo colpo di ciaccola pone fine alla processione. Il mistero è adagiato e ci si abbraccia forte, mescolando stanchezza, amore e tristezza perché occorrerà un anno per rivivere quei momenti ma sarà un anno di lavoro, di attesa, di speranze e quando anche il volto dell’Addolorata rientrerà in chiesa, scomparendo agli occhi della piazza, un lungo e commosso applauso saluterà la processione dei Misteri di Trapani.


[1] Vedere, ammirare

[2] In occasione delle processioni 2019 e 2022 (2020 e 2021 non effettuate causa pandemia), su decisione delle Autorità preposte, la piazzetta Purgatorio è stata chiusa ai trapanesi ed ai turisti, ufficialmente per motivi legati al terrorismo.

[3] Frittella di farina di ceci, tipica della cucina di strada siciliana


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