I Misteri di Trapani
Martedì Santo – Madre Pietà dei Massari

Martedì Santo – Madre Pietà dei Massari

Martedì Santo – Trapani – Madre Pietà dei Massari

Con la Processione della Madre Pietà dei Massari iniziano a Trapani i riti della Settimana Santa.

Il termine massaro, di probabile origine assira e corrispondente all’ebraico melsar, definisce la persona intenta a lavori di fatica; colui che trasporta la roba altrui da un luogo all’ altro e, nel caso specifico della processione dei Misteri, il massaro non fa altro che il proprio lavoro, trasportando il gruppo dietro pagamento pattuito con il ceto di appartenenza.

Una delle principali caratteristiche di questa categoria consiste nel forte spirito di gruppo, in virtù del quale anticamente si costituì l’Unione Massari, erede dell’antica Societas Bajolorum, istituita presso i bajoli, cioè gli antichi responsabili della società civile, a cui i massari prestavano i propri servizi.

Con la successiva trasformazione in Unione, i massari, che possedevano alcune proprietà immobiliari e il territorio nei pressi dell’attuale piazza Lucadelli (allora piano San Rocco), diedero vita ad una Congregazione dedicata a San Cristoforo che ebbe sede presso la vicina chiesa di San Rocco (nell’ attuale via Turretta) mentre nel 1775 ottennero l’officiatura della chiesa di S.Spirito pur continuando l’usanza di esporre la “Pietà” nella cappella in legno nel piano San Rocco, tenendo conto che allora ad essere collocata nella cappella non era la vara con il quadro ma soltanto il dipinto.

La processione prendeva avvio alternativamente dalla chiesa di San Spirito o da quella di San Rocco.

Relativamente alle origini della processione, non si hanno notizie certe di quando essa venne introdotta.

Varie sono state negli anni le chiese da dove la processione ha preso avvio e si è conclusa. Oltre alle già citate San Spirito, San Rocco, e San Francesco d’Assisi, a Maronna Massari ha trovato ospitalità nella chiesa dell’Immacolatella (via San Francesco d’Assisi), del SS. Sacramento, del Carminello (popolarmente detta di San Giuseppe in via Garibaldi), Collegio, San Nicola, San Domenico e Purgatorio dove oggi è custodita.

È incerta la storia del dipinto, da taluni attribuita a Narciso Guidone o a Giuseppe Armino intorno al 1500. Secondo Serraino il dipinto potrebbe esser stato realizzato «[…] per la piccola cappella dedicata a “Nostra Signora del Monte Calvario” e ricavata dentro una grotta del quartiere di ”pietra Palazzo”, attigua o addirittura incorporata nell’odierna chiesa di San Liberale.Altre ipotesi attribuiscono la realizzazione della tela a Ludovico Zichichi, madonnaro del ‘700 del Terzo ordine religioso, frate del convento di San Rocco dove aveva sede la Societas Bajolorum. Ignoto è l’autore del dipinto di Cristo collocato nella parte retrostante della vara.

Fino al 1934, il dipinto era conservato per tutto l’anno presso l’abitazione di uno dei massari e soltanto qualche giorno prima della processione veniva consegnato alla chiesa da dove avrebbe preso avvio il Sacro corteo. L’abitazione che aveva il privilegio di custodire tutto l’anno la venerata immagine non era casuale ma riservata a cinque prestabilite famiglie di massari, dette “i famigghi di San Roccu“. Subito dopo il rientro in chiesa della Madonna, i rappresentanti delle cinque famiglie sopra citate erano gli attori di un particolare modo di attribuirsi l’onore della custodia per tutto l’anno del quadro della Madonna. Essi cominciavano a sfidarsi “a tocco“, un antico gioco basato su una conta effettuata in base al numero che ciascun giocatore aveva indicato con il proprio pugno. Al vincitore spettava così “l’ambito trofeo”, mentre gli sconfitti accompagnavano il “custode” fino alla sua abitazione seguendolo in processione.

Tale usanza terminò il 27 marzo 1934, quando i consoli Mario Mistretta e Pasquale Cammareri decisero di porre fine a tale discutibile usanza, affidando definitivamente alla Chiesa, il compito di custodire l’icona di Maria.

L’attuale vara fu realizzata in stile neoclassico nel 1962 dalla falegnameria dei fratelli Olivieri su commissione dei componenti la categoria Antonino Mistretta e Vincenzo Bonomo.

Un primo restauro (1992) sulla tela venne eseguito a Palermo da Francesco Garozzo, mentre cinque anni dopo, un successivo intervento di ripulitura (spese sostenute da Vito Dolce, console dell’Ascesa al Calvario) e di restauro della vara fu curato da Maria Scalisi che riportò i colori originali e nell’occasione furono tolte le statuine dei putti sui capitelli, aggiunte negli anni ’80.

Per secoli la processione si è effettuata il mercoledì santo. Nel 1956, secondo la riforma liturgica, il vescovo di Trapani, Mons.Mingo, dispose che le processioni delle Madonne venissero anticipate di un giorno, per non generare ulteriore confusione nelle tipologie di riti della Settimana Santa. A tale decisione si accompagnò l’anticipo dell’ora di uscita dalle ore 20 alle 18 e poi alle attuali ore 16 del Martedì Santo.

La venerata immagine della Madonna dei Massari percorre gran parte della città vecchia, sempre accompagnata dalla devozione dei trapanesi.

Nella serata di martedì, la processione termina presso la cappella allestita presso la piazza Lucadelli, dove sarà amorevolmente vegliata per tutta la notte dalle donne dei massari.

Nella giornata di mercoledì in piazza Lucadelli, dinanzi alla cappella, ha luogo lo “scambio del cero” con i consoli della seconda icona mariana che esce il mercoledì e cioè della Madre Pietà del Popolo. Quando quest’ultima è rientrata in chiesa al termine della sua processione, a Maronna Massari lentamente esce dalla cappella di piazza Lucadelli e seguita da una numerosa folla di fedeli, rientra nella chiesa del Purgatorio.


Foto di Beppino Tartaro

Ulteriori approfondimenti nel libro: “ I Misteri. La Processione di Trapani ” di Beppino Tartaro


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Processione Madre Pietà dei Massari 2001 – Video di Deniz Tartaro