I Misteri di Trapani
Massari

Massari

I Massari

I Misteri di Trapani, oltre alla intrinseca valenza artistica, assumono una specifica connotazione grazie al fatto che i gruppi statuari non vengono trainati da veicoli o congegni meccanici ma condotti a spalla da uomini preposti a tale compito, i cosiddetti massari che appaiono nella processione nell’ 800 quando le maestranze si fanno sostituire nella dura fatica di condurre a spalla i gruppi da persone che svolgono tale compito per lavoro.

Prima della comparsa dei massari, erano i componenti del ceto a condurre in spalla il loro gruppo indossando quelle e in tale compito non indossavano il prescritto abito scuro ma una livrea o sacco, caratterizzata per esser diversa da ciascuna maestranza e tale differenza rimase anche negli anni successivi. Tale caratteristica andò pian piano a modificarsi e in un’ottica di uguaglianza totalmente avulsa da quello spirito di sana e genuina competizione che aveva sempre caratterizzato i ceti. Nel Dopoguerra si preferì creare per i portatori divise uguali per tutti, commissionate nel 1949 dall’ Ente Provinciale per il Turismo che in quegli anni organizzava la processione; si confezionarono casacche e cappellini grigi con la menzione del ceto che nel 1956 vennero sostituite da tuniche blu con al centro un ovale recante il nome dell’episodio raffigurato (Lavanda, All’ Orto, Sentenza, Calvario, Ferita ecc…), cappellini sempre blu con pon-pon rosso. Nel 1969 fu la volta di casacche ancora blu con lo stemma del Turismo, sostituite successivamente dalle attuali casacche grigie con il logo dell’Unione Maestranze (scomparso il Turismo) e copricapi larghi e poco consoni alla storicità della processione.  Da notare che in questi cambi di casacche ne rimasero sempre esclusi i portatori dell’Addolorata che utilizzavano le casacche con i colori bianco-rossi della Confraternita.

Sino ai primi anni ’30 dello scorso secolo, quando i gruppi dovevano effettuare le soste durante la processione, i massari dovevano farli appoggiare su forcine che ne reggevano il peso che fu spesso causa di rovinose cadute con notevoli danni alle statue. Quando alle forcine si sostituirono i cavalletti di legno, il compito per i massari divenne più agevole durante le soste ma al contempo più impegnativo essendo aumentato il peso complessivo.

La squadra cioè l’insieme dei portatori di ogni singolo gruppo, viene deciso molto tempo prima della processione. A capo di ciascuna squadra, i cui componenti sono definiti surdati,vi è un responsabile, detto caporale, il cui compito è principalmente quello di organizzarla per eseguire al meglio il compito assegnato e decidere i tempi tecnici per purtare u’mistere.

I massari, essi vivono intensamente la processione e non di rado è possibile vedere accanto a loro i giovani figli che cercano, nei limiti delle loro capacità, di aiutare i padri nel duro compito ed imparare quei trucchi del mestiere che saranno loro utili, quando un giorno diverranno massari a tutti gli effetti. La tradizione familiare dei portatori (celebri alcune famiglie ampiamente conosciute nel mondo dei Misteri), così come accade per i consoli è l’ennesima prova del legame che unisce la città alla processione nelle sue diverse sfaccettature.

Il lavoro del massaro inizia molto tempo prima della Settimana Santa, considerato che l’organizzazione di una squadra non è frutto di una repentina decisione, ma conseguenza di una precisa e ponderata attenzione senza dimenticare che se una squadra di massari ha ben figurato, i consoli del gruppo si affrettano a prenotarla per la successiva processione.

Nell’ immediata vigilia della processione, nella chiesa del Purgatorio, le squadre cercano di predisporsi al meglio, al fine di consentire una uniformità di peso, movimento ed equilibrio.  Si provano le posizioni ed i posti da occupare, si preparano le aste, collocando strati di gommapiuma, per alleviare il duro compito che da lì a poco li vedrà protagonisti.

Quando è il momento di uscire dal Purgatorio nei loro occhi si legge la stessa emozione di tutti gli addetti alla processione. I massari sanno che gli sguardi di tutti si poseranno non solo sulle statue e sugli addobbi ma proprio su di loro per coglierne lo sforzo e la passione.

La sosta serale della processione permette ai portatori un fugace pasto e se è ormai consolidato che durante la notte siano i giovani trapanesi a purtare i misteri, la fatica dei massari non viene mai a mancare e sempre qualcuno di loro vigila, affinché tutto si svolga nella regolarità.

Nel corso degli anni, la categoria ha visto crescere la serietà e la consapevolezza del proprio ruolo nella processione.

Al mattino del sabato, quando i gruppi lentamente rientrano, negli occhi dei massari si legge tutta la fatica e l’amore per la loro processione e quando essa si conclude anche in questo caso, un abbraccio ed un pianto liberatorio suggellano quelle lunghe ore di amore, fede e passione.

Negli ultimi anni sia per motivi devozionali che per risparmiare sulle spese, si è assistito alla progressiva sostituzione dei massari con volontari.  Ciò è stato da taluni indicato come un ritorno alla fede autentica ma prescindendo dal fatto che anticamente erano solo i mastri d’arte a condurre sulle spalle u mistere e al massimo in numero di quattro per asta più l’eventuale portatore centrale, oggi un numero sproporzionato di volontari, in  giacca e cravatta, stona con la tradizione dei Misteri anche perché, esser massari non implica solo una sicurezza dal punto di vista della forza ma tradizione e capacità che si tramandano di generazione in generazione e la casacca indossata dai nostri storici portatori rappresenta la storia della processione. Fortunatamente alcune categorie economiche mantengono i massari come portatori del gruppo.

Foto Beppino Tartaro

Ulteriori approfondimenti nel libro:I Misteri. La Processione di Trapani di Beppino Tartaro


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