I Misteri di Trapani
Consoli

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La processione dei Misteri è frutto dello sforzo congiunto delle attività economiche e di tanti appassionati trapanesi che gratuitamente offrono il loro apporto. Il termine maestranze merita una precisazione. Il Decreto del 23 ottobre 1821 ne decretò lo scioglimento. In tale provvedimento venne stabilito che le Maestranze si sarebbero dovute chiamare Ceti e con Deputati andavano nominati i Consoli ma tale cambiamento fu solo teorico perché ancora oggi Maestranze e Consoli identificano categorie economiche e responsabili.

Oggi a presiedere il comitato di ciascun ceto è il Capoconsole (titolo inesistente nelle antiche arti e creato con la costituzione dell’Unione Maestranze) coadiuvato dai consoli, collaboratori, segretario, tesoriere ed altri incarichi. Se sino a una decina d’anni fa a rivestire il ruolo di Capoconsole era l’artigiano più esperto, generalmente più anziano, oggi si assiste ad una totale inversione del ruolo, tale che giovanissimi ricoprono quel compito che apparteneva alla dell’arte. È sicuramente positivo che i giovani si sentano responsabilizzati ma l’esperienza dell’età non andrebbe comunque messa da parte.

Parecchi mesi prima della processione, sono i consoli e i collaboratori a girare in lungo e largo la città alla ricerca dei fondi tra i componenti la categoria.

Nell’immediata vigilia, ecco i consoli portare in chiesa i preziosi addobbi argentei per la “vestizione” del mistere.  Si tratta di un rito vero e proprio dove è generalmente il capoconsole a collocare gli argenti sulle statue, gesti ripetuti da anni ma sempre seguiti con particolare affetto e grande passione dai componenti la categoria.

Quando finalmente i portoni della chiesa si aprono ed i gruppi cominciano ad uscire, i consoli si schierano innanzi al mistere in un’emozione che traspare malgrado la serietà degli sguardi e del momento. Ciò che si attendeva da un anno è finalmente arrivato. E da lì per tutta la processione, saluteranno gli amici e i conoscenti assiepati lungo le strade cercando negli occhi della gente un plauso che possa premiare i loro sacrifici e non mancheranno mai di volger lo sguardo al gruppo, che in maniera estremamente affettuosa considerano come qualcosa di personale, un parente al quale vogliono bene e che definiscono “u mistere meu”.  Dopo la lunga notte, dove difficilmente troveranno il tempo e la voglia di dormire, l’alba del sabato li troverà pronti a riorganizzare la processione, percorrere il Corso Vittorio Emanuele, dove il caldo sole primaverile illuminerà le ultime fatiche.

Giunti nei pressi della chiesa del Purgatorio, alcuni consoli si porteranno sotto le aste e con fatica ed amore vorranno personalmente sopportare il peso del mistere per l’ultima annacata prima del rientro.

Foto Beppino Tartaro

Ulteriori approfondimenti nel libro:I Misteri. La Processione di Trapani di Beppino Tartaro


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