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Luci

Luci

Già negli atti di affidamento alle maestranze era specificato che ogni arte disponesse davanti, ai lati e dietro il gruppo un totale di venti componenti la categoria affinché il gruppo potesse esser illuminato anche nelle ore serali. La collocazione degli addetti non era casuale ma rispettava un preciso ordine di importanza in seno alla maestranza.

Intorno agli anni ’20 dello scorso secolo fecero la comparsa delle grosse ed antiestetiche lampare a gas (acetilene) poste su supporti che sovrastavano il gruppo e che furono tolte nel 1947.

Successivamente si cominciarono a collocare grossi ceri che spesso ingabbiavano visivamente il mistere. Tale nuovo modo di illuminare condusse purtroppo alla sostituzione dei lampioncini con ceri interni posti sulla vara.

Già poco prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale, una grande eterogeneità si impadronisce di un insieme ormai privato del buon gusto che una processione secolare dovrebbe invece ostentare con orgoglio. Ceri grossi e piccoli, lampioncini a gas, grosse lampade penzolanti sopra le statue e torce elettriche convivono serenamente, ma non necessariamente e in contemporanea, in ciascun gruppo.

Con l’affermarsi dell’elettricità si collocarono candele di legno con le lampadine che poste frontalmente ostacolavano la visione del gruppo e, nel solco delle continue novità, negli anni ’50 si passò alle discutibili lampadine poste sulle aureole di Cristo e dei santi o su alcuni manufatti. Sempre in quegli anni, si affiancarono alle candele elettriche quelle tradizionali in cera ma la disputa tra le maestranze generò una vera e propria gara di torce di dimensioni sempre più vistose e che sovente finivano per nascondere alcune statue, specialmente quelle in basso collocate negli angoli. Nel 1967 il ceto dei fruttivendoli le tolse per primo e pian piano anche le restanti categorie ne seguirono l’esempio.

Sul finire degli anni ’60, ennesima novità con la collocazione di coppie di ninfee a cera liquida rette da supporti in ferro poste sulla parte frontale e in alcuni casi anche in quelle laterali delle vare. Si arrivò addirittura a far sfilare la Confraternita con queste ninfee al posto delle tradizionali torce.

Vent’anni dopo, il ceto dei metallurgici fu il primo a ricollocare i ceri e negli anni seguenti anche altre categorie ne seguirono fortunatamente l’esempio. Oggi, sapienti e curate illuminazioni conferiscono ai gruppi un indiscutibile fascino nel loro percorso notturno malgrado la presenza di faretti e luci a led, spesso troppo evidenti e assolutamente antiestetici.

Come precedentemente accennato si sta purtroppo diffondendo, da parte dei ceti, l’utilizzo in processione di elementi decorativi (mazzetti di fiori, oggetti ricordanti la scena del gruppo o simboli della Passione) al posto delle tradizionali torce, togliendo quella calda luce che le candele a cera offrivano soprattutto nelle ore serali.

Foto Beppino Tartaro


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