I Misteri di Trapani
Addolorata

Addolorata

Maria SS. Addolorata – Opera di autore ignoto o attribuibile alla scuola del Milanti – Ceto Cuochi, Baristi, Camerieri, Autisti, Pasticceri, Albergatori, Ristoratori ed affini.

La statua di Maria SS. Addolorata, avvolta in un manto nero, conclude la Processione dei Misteri.

Dopo il corpo di Gesù deposto nell’ Urna, un lungo momento di attesa e silenzio. Dalla chiesa del Purgatorio ecco uscire un lungo silenzioso e affascinate corteo di donne in abito nero. Dalle giovani alle più anziane, tutte sorreggono un cero e alcune di esse sono scalze e devotamente lo saranno per tutta la durata della processione. Non percepiscono alcun compenso e lo fanno solo per adempiere ad un voto a Maronna Addulurata e talune non abbandoneranno mai il corteo, neanche nelle ore notturne o dinanzi al vento pungente che spesso soffia su Trapani. È un corteo muto, commovente, ieratico, spezzato solo dalla preghiera.

L’espressione della statua è silenziosa e sofferta. Con la mano destra esprime l’angoscia inconsolabile mentre la sinistra stringe un cuore d’argento trafitto dal pugnale del dolore per la tragica fine del Figlio.

Probabilmente sia l’Addolorata che Gesù nell’Urna fecero parte delle originarie processioni del Venerdì Santo trapanese, prima ancora del completamento della serie dei Misteri.

Anticamente erano i nobili cittadini a condurre in spalla il simulacro e si ritiene indossassero le tuniche rosse ed i cappucci bianchi della “San Michele” ed in ricordo di allora, sino a qualche anno fa, i portatori dell’Addolorata indossavano i colori bianco-rossi del sodalizio.

Nel 1782 il patriziato trapanese trasferì il catafalco dell’Urna di Gesù Morto, unitamente alla statua dell’Addolorata, ai governatori della Chiesa di San Michele e quando anche i confrati decisero di non occuparsi più della processione, i nobili si limitarono a seguire l’Addolorata insieme alla Confraternita stessa con il suo Governatore, al Senato cittadino, alla Magistratura, all’Intendenza ed al Presidio Militare con la sua banda. Intorno al 1873 la cura dell’Addolorata fu affidata ai dipendenti dei nobili: cocchieri, staffieri e cuochi e scomparsi quest’ultimi, si estese la cura della processione di Maria ad altre categorie, rispettando il criterio della similitudine con le precedenti maestranze.  

Così come per Gesù nell’Urna, l’Addolorata era per tutto l’anno oggetto di venerazione nella chiesa di S. Michele.

La statua in processione era collocata su una vara settecentesca più alta rispetto a quelle dei restanti gruppi. Era di gran lunga di maggior valore artistico, con incisi nelle quattro facciate lignee alcuni simboli della Passione: il Golgota, la corona di spine, il cuore fiammato trafitto da sette pugnali e i tre attrezzi della Deposizione (tenaglia, scala e martello). Il simulacro, per tutto il percorso era sovrastato da un prezioso baldacchino. Purtroppo, da quando nel 1970 venne realizzata una nuova vara con una base lignea più grande ma più bassa, l’uso del baldacchino si è limitato ad alcune fasi della processione dato che le nuove dimensioni non ne consentivano l’uso costante in conseguenza delle necessarie maggiori inclinazioni delle aste del baldacchino con conseguente perforazione della stoffa da parte delle punte dell’aureola dell’Addolorata, oltre alla maggior fatica degli addetti a tale compito. Dal 2007 al 2010 il baldacchino, su decisione del Comitato che cura il simulacro, non andò in processione. Sottoposto a restauro a cura della Soprintendentenza Beni Culturali di Trapani, è tornato, per brevi tratti, nell’edizione 2012.

L’attuale statua a lungo è stata attribuita a Giuseppe Milanti. Lina Novara, a tal proposito sottolinea come tale paternità artistica appare dubbia alla luce del fatto che nel 1659, anno del primo documento che riguarda la Mater Dolorosa, Milanti non era ancora nato e sarebbe quindi ipotizzabile, ritenendo la statua opera realizzata dalla famiglia scultorea Milanti, che ad averla realizzata sia stato Leonardo, il padre di Giuseppe.

Si tratta comunque di un’opera pregevole nell’espressività del volto di Maria e nel drappeggio delle vesti, le quali non si mostrano mai in processione, dato che la stessa in occasione del Venerdì Santo è avvolta in un prezioso mantello nero.

Nel corso degli anni sono scomparse alcune tradizioni che caratterizzavano la processione dell’Addolorata. Sono sempre presenti le donne vestite in nero ma non vi sono più le virgineddi (verginelle) e cioè quelle ragazze che sfilavano indossando il bianco abito della Prima Comunione alla cui vita era posta una cintura nera in stoffa in segno di lutto. Un discorso a parte riguarda le “addoloratine”, ragazzine che indossavano il mantello nero ricordante l’Addolorata delle quali il vescovo di Trapani, mons. Miccichè ne sconsigliò l’apparire in processione.

Un’altra tradizione scomparsa è data dai portatori del simulacro. Se sino a qualche anno fa i massari indossavano il sacco rosso e il cappuccio bianco della “S. Michele”, ricordando l’antica tradizione che vedeva i nobili cittadini condurre la venerata immagine, dal 1999 (congelamento della Confraternita) gli stessi massari non indossarono più il cappuccio ma ne mantennero comunque i colori bianco-rossi nel vestimento. Oggi, invece, la statua di Maria è condotta sulle spalle, con grande devozione, da portatori volontari in abito e cravatta neri. Giovanni Cammareri ricorda che il rientro dell’Addolorata al Purgatorio era per tradizione accompagnato dalle note della marcia funebre tratta dall’ opera lirica “Jone” del maestro Petrella, note che accompagnavano anche il rientro delle due Madonne del martedì e mercoledì santo.

Da qualche anno, in occasione del passaggio della statua dell’Addolorata, si assiste alla poco edificante, oltre che pericolosa nuova moda di sollevare dei bambini, generalmente in tenerissima età e avvicinarli al volto della statua di Maria per invocarne la protezione. Si tratta di un rito sicuramente di devozione ma che nulla ha a che fare con la storia e con la spiritualità della processione che si celebra nel giorno della morte di Gesù. Tale discutibile utilizzo dei piccoli è tipico di altre realtà processionali del sud Italia, in genere per le processioni patronali o di un santo ma come in tutti i funerali non andrebbero utilizzati bambini per gesti simili. Sarebbe il caso che la Chiesa trapanese intervenisse in merito e su tutta la componente rappresentativa religiosa della processione dei Misteri.

Il simulacro è stato restaurato nel 1998 da Concetto Mazzaglia e nel 2014 da Elena Vetere e Nicola Miceli.


Foto e testi di Beppino Tartaro

Ulteriori approfondimenti nel libro: ” I Misteri. La Processione di Trapani ” di Beppino Tartaro


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