I Misteri di Trapani
Sentenza

Sentenza

La Sentenza – Opera di Domenico Nolfo – Ceto Macellai

Pur non convinto della colpevolezza di Gesù, Pilato cede al volere della folla, ma prima di concedere il condannato ai suoi carnefici, il procuratore romano si lava le mani, affermando ” Io sono innocente del sangue di questo giusto “. Uno dei due soldati mostra il testo della condanna con la celebre scritta INRJ.

È il penultimo “mistere” ad esser realizzato ed erroneamente si è a lungo ritenuto che il gruppo venne affidato ai macellai (ars buceriorum) con l’atto rogato dal notaio Saverio Cognata il 28 febbraio 1772.  Sembrerebbe invece che la scrittura indicata esamini un contenzioso tra i confrati della Compagnia di S. Michele Arcangelo e non riporti alcun riferimento relativo alla concessione del gruppo ai bucceri o ai beccaj (antica definizione dialettale del termine macellai) e descrive, invece, la partecipazione dei patrizi alla processione del Venerdì Santo con la statua dell’Addolorata insieme al simulacro di Gesù nell’ Urna, condotto dai confrati della Compagnia.

Sulla “Sentenza”, certi sono al momento due atti.

Il primo del 20 febbraio 1772 a cura del notaio Rosselli, nel quale lo scultore Domenico Nolfo, figlio di Antonio, fu incaricato dai bucceri e dai beccai di realizzare il gruppo e di consegnarlo prima della processione di quell’anno. Nel documento venne espressamente indicato quali dovevano essere i cinque personaggi raffigurati e tra questi la discussa figura di Misandro, un losco personaggio che insieme al sacerdote Nizech, fu tra i principali accusatori di Gesù. Pare che Misandro venne successivamente sostituito dal soldato che reca la tavola con la scritta “I.N.R.J.”. 

Il secondo atto rogato dal notaio Ignazio Cosenza il 13 agosto 1787, nel quale la Compagnia concesse l’uso della cappella costruita dai beccaj dentro la chiesa di San Michele.

Negli anni ’20 dello scorso secolo l’antica vara venne sostituita da un’altra più piccola, le cui ridotte dimensioni reserno necessario il riavvicinamento delle statue, tale che la figura del servo con la bacinella è nascosta dal tribuno romano.

Alla sinistra del gruppo, avvolto dal mantello rosso, Gesù ha le mani legate e sorregge una canna a lui beffardamente consegnata come scettro. La postura leggermente inclinata esprime perfettamente il momento di dolore. Così come in altre immagini realizzate dai Nolfo e presenti nei Misteri, il volto del Nazareno è riprodotto con i baffi lunghi così come i capelli, una sottile barba bipartita sul mento, le palpebre socchiuse e lo scorgersi dei denti rimarcano la consapevolezza e la rassegnazione.

Il gruppo vede dominare l’imponente figura del prefetto Pilato che cedendo alle pressioni della folla, emette la condanna di morte. Il soldato a destra si sorregge su un bastone, è riprodotto con particolare cura nei vestimenti e colto nell’attimo di porgere al procuratore Pilato la sentenza di morte, riprodotta in occasione della processione, da una lamina d’argento con l’ingiuriosa scritta “I.N.R.J.”.  Alle spalle di Gesù un altro soldato con alabarda e alla sinistra di Pilato completa la scena un servo che sorregge la bacinella che il prefetto della Galilea adopererà per lavarsi le mani.

Il gruppo è stato restaurato nel 1995 da Concetto Mazzaglia con la collaborazione di Maria Scalisi.


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