( in passato affidato agli Jurnateri, ai Bottai e ai
Fruttivendoli )
Gesù, gravato dal peso della Croce, cade per terra,
lungo l'impervia via che conduce al colle del Calvario. Due
soldati percuotono il condannato, mentre Simone di Cirene
solleva pietosamente la Croce ed una delle donne ( Veronica )
che seguivano affrante il corteo, asciuga con un drappo il
volto sanguinante del Cristo.
Una profonda commozione pervade il cuore dei trapanesi quando
transita questo gruppo che la tradizione popolare
chiama " U Signuri ca Cruci 'ncoddu " , cioè Gesù
che porta la croce sul collo. Insieme all'Addolorata questo
" mistere " è quello che suscita più commozione
tra quanti assistono alla sacra rappresentazione.
Anticamente
la Compagnia di San Michele si serviva del gruppo per
celebrare tutti i riti dei venerdì di Quaresima, una sorta
di prime " scinnute".
Detto anche " Mistero della Veronica " è il gruppo
di cui si ha memoria della più antica concessione.
Consultando l'atto depositato presso l'Archivio di Stato di
Trapani, dalla " Storia dei Misteri di Trapani" del
Canonico Padre Fortunato Mondello e dai testi dell' avvocato
Mario Serraino sembra evincersi che
nell' aprile 1612, venne rogato l'atto presso il notaio Antonio
Migliorino , il gruppo "
ut
dicitur di Cristo Signor Nostro che porta la cruci in
collo" venne affidato dalla Compagnia
del Preziosissimo Sangue di Gesù alla categoria dei "
jurnateri ".
Si è spesso ritenuto che il gruppo sia stato il primo della serie e
ciò in virtù della sua data di concessione ma proprio in
detto atto del 1612 leggiamo: “ Societas Sanguinis Jesu
Christi inter alia misteria passionis Domini Nostri Jesu Christi est
misterium ut dicitur di “ Christu chi porta la cruci in collo ” (…)
Franciscus de Parisio, Petrus de Pirao, coadiutor, e parecchi altri
Confrati della stessa Società, concedono il detto misterio agli
Ufficiali della “ Compagnia delli poveri jurnateri ”.
Su quanto scritto, apprendiamo quindi che la Società del
Preziosissimo Sangue di Cristo aveva in suo potere altri misteri anche se ancora non si
è ancora in grado di sapere quali scene evangeliche
rappresentassero.
E' certo quindi che la concessione del Calvario alla
categoria
dagli jurnaterisia avvenuta nel mese di aprile del 1612 sia stata la prima ma ciò non
equivale alla considerazione che tale gruppo fu il primo ad
esser costruito, malgrado oggi , nella sua componente
artistica sia il più antico gruppo, quasi originario,
pervenuto ai nostri giorni. L'affidamento alla
categoria degli " jurnateri" non deve farci pensare che gli stessi
fossero una maestranza, date le loro precarie condizioni economiche e di
vita. Si può ritenere infatti che detto affidamento sia assimilabile ad
un compito assegnato a questi lavoratori giornalieri ( o stagionali per
usare un termine contemporaneo di paragone) oppure , secondo un' altra
interpretazione , i
quattro consoli della “Compagnia delli poveri
giornateri” si impegnarono per condurre in processione il
mistere a loro spese ” voluerunt et volunt in eorum
protectione cepere dictum misterium et illud venerari et
ferre ut dicitur quando nescino dicti misteri ad omnes eorum
expensas ", non chiedendone il possesso o l'uso ma
forse la protezione, presumibilmente raffigurando il quel
Cristo dolente con la Croce una certa similitudine con le
loro stesse condizioni di vita, in quegli anni parecchio
difficili. Anche in questo casi sono necessari ulteriori
studi d'approfondimento, senza assurgere a depositari di verità
inconfutabili.
Si sa con
certezza invece che il
23 aprile 1620 con atto rogato dal notaio Melchiorre Castiglione alla cura del gruppo, subentrarono i bottai e
successivamente i fruttivendoli, che lo dismisero alla
Compagnia il 17 maggio 1772 con atto redatto dal notaio
Gaspare Maria Guarnotti. Si ritiene che da questa data,
l'intero popolo cura la processione di questo gruppo a
cui, è doveroso sottolinearlo, non è mai stato ufficialmente affidato.
Sino a qualche anno fa erano i commercianti di
bevande alcooliche, i vinattieri e gli agricoltori a curarne
materialmente l'uscita. Ed infatti dai manifesti murali affissi
intorno al 1930, nel descrivere i Gruppi ed i relativi
ceti associati, leggiamo che alla voce del " Cristo che ascende al
Calvario", si sottolinea che "...ne curano l'uscita
i Negozianti di Vino, i Carrettieri e gli Agricoltori."
Il gruppo
è di autore ignoto.
Le dimensioni, soprattutto nelle statue che
appaiono più piccole dai restanti e stilisticamente diverse,
ci offrono la possibilità di ammirare l'unico gruppo rimasto
intatto dalle origini e cioè non rifatto. Infatti, quando si iniziarono ad
affidare i gruppi alle maestranze, queste promossero la
ricostruzione delle opere sia per sfruttare l'arte scultorea
che in quegli anni era fiorente in città, che per porre
riparo ai danni patiti da eventuali cadute dei gruppi. L'
Ascesa al Calvario, tranne che nella figura del Cristo, è
praticamente il gruppo originale. Tornando alla figura di
Gesù, l'originale andò distrutto nei
primi anni dell' 800 a seguito di un incendio e sostituito
da un'opera realizzata dallo scultore Pietro Croce che a
differenza dell'attuale, volgente lo sguardo al cielo,
guardava invece verso la folla. Nel 1903 l'opera di Croce, oggi
collocata nella chiesa di S.Maria di Gesù, venne sostituita
dall'attuale, opera dello scultore Antonino Giuffrida e
nel 2010 si è provveduto al restauro dell'opera.
Pregevoli
sono nel gruppo le rifiniture argentee, tra le quali giova
ricordare la preziosa croce, capolavoro di
cesellatura, ultimata dall'incisore Gaetano Parisi nel 1751; l'immagine del Cristo impressa nel fazzoletto della
Veronica e l'armatura del soldato eseguita verso la fine del '
700 da Michele Tumbarello.
A proposito di questi preziosi erano anticamente custoditi
presso il Monastero della SS.Trinità da dove annualmente
venivano prelevati dal console responsabile, dietro nulla osta
della Confraternita di S.Michele Arcangelo. Nel
2010 i consoli del gruppo hanno commissionato un'aureola
d'oro posta sul capo di Gesù.
L' Ascesa
al Calvario, anche per i numerosi e grossi ceri votivi, è tra
i gruppi più pesante dell'intera serie e durante la processione
molti uomini si sostituiscono ai portatori per contribuire al
trasporto.
Fino a qualche anno fa la processione del gruppo era
spontanea ed era soprattutto composta da donne; oggi le signore
preferiscono accompagnare la statua di Maria Addolorata. Una traccia di
autentica e spontanea devozione, anche se inferiore a quella
di un tempo,rimane dietro il gruppo, dove un
limitato numero di fedeli accompagna per tutta la durata della
processione " U Signuri ca cruci
'ncoddu ".
Dai ricordi di Totò Tartaro, console onorario del gruppo tra
gli anni '70 e gli ani '80.
"
Nel novembre 1975 il Capo-console, il Sig.Francesco Paolo
Romano, titolare della " Casa del Vino " , mi
nominò console onorario, invitandomi a collaborare con il
gruppo. Raccolsi con entusiasmo quell'invito, del resto "
U' Signuri ca cruci n'coddu " è nel cuore di tutti noi
trapanesi. Insieme gli altri consoli quali il Sig. Giuseppe
Savona ( succedette a Romano nella guida del gruppo ) e il
Sig.Serraino, ci prodigammo con affetto e passione per il
gruppo. In quegli anni decidemmo di sostituire il pennacchio
del soldato che trascina Gesù con un elmo tipico
dell'armatura romana. Ne disegnai il modello e affidammo il
compito di tale cesellatura all'orafo trapanese Nicolò
Messina che, in breve tempo e con perizia, realizzò un altro
capolavoro dell'artigianato trapanese. Nicolò Messina
realizzò anche altre opere d'arte per le chiese trapanesi e
precisamente per la statua di santa Rita che si venera nella
chiesa dell'Itria realizzò tutto in oro, un'aureola con 15
rose, la corona che l'angelo pone sul capo di Santa Rita e il
Rosario.
Purtroppo tutti questi preziosi sono scomparsi in
seguito ad un sacrilego furto nella chiesa. Tornando all'elmo
del sodato del Calvario , esso reca incisi
i nomi dei consoli e del suo autore e per parecchi anni uscì
in processione. Oggi, l'elmo , dopo esser stato abbandonato è
tornato in processione, con l'augurio , tuttavia, che questi tesori dell'
artigianato trapanese possano almeno essere esposti in un
museo ed essere così ammirati da tutti i trapanesi.
"
"Sempre
in quegli anni, i consoli del gruppo accolsero la mia idea di
realizzare dei
distintivi a forma di croce recanti la scritta " POPOLO
", per far riconoscere i responsabili del gruppo
stesso. Un'iniziativa che fu la prima in seno alla processione
e che da allora è stata seguita da tutti i
restanti ceti".
APPROFONDIMENTI
CALVARIO è il nome latino della parola " cranio "
derivante dal termine aramaico " Gulguita " . Il
Gulguita o Golgota era un piccolo colle carattere
roccioso a forma arrotondata, alto dai 5 ai 10 metri nei pressi di
Gerusalemme ( ora inglobato nel Santo Sepolcro ) dove
avvenivano le esecuzioni dei condannati. E’ chiamato luogo del cranio, probabilmente per
la sua forma che sembrava quella di una testa umana. Il
Calvario si trovava lungo una strada d’accesso alla città
santa.
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SANT'ELENA,
secondo
la tradizione, ritrovò dei pezzi della Croce in una cisterna
vicino al Calvario nel 326 , dopo aver estorto (con torture
varie) da un ebreo di nome Giuda l'indicazione del luogo
esatto.
Dopo circa cinquant'anni S. Cirillo di Gerusalemme osservò
che il mondo era pieno di frammenti della Santa Croce.
Oggi i pezzi più importanti sono visibili nel monastero
cistercense di La Boissiere, nella Loira, un'altro nella
Sainte Chapelle nel Palazzo reale a Parigi, donato da Luigi IX,
e il più grosso nel convento di Sainte-Gudule a Bruxelles.
Essendo le chiese d'Europa piene di frammenti della croce,
sarebbe logico pensare che a Gerusalemme non ne siano rimasti.
Ma le cose non stanno esattamente così, poichè i greci
ortodossi ne mostrano almeno due pezzi, uno addirittura
proprio sotto al Calvario ,situato nella Basilica del S.
Sepolcro, in una sala che funge sia da ufficio che da Tesoro.
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IL
CIRENEO, cioè SIMONE DI CIRENE, era un giudeo originario
della diaspora ( cioè fuori di Israele ). Cirene, infatti,
era un'importante città portuale della Libia.
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VERONICA.
Il
nome della Veronica, ricorre per la prima volta nei Vangeli
apocrifi e si riferisce alla donna emorroissa di nome Bernike
in greco, Veronica in latino, che implorando Gesù per la sua
guarigione, mentre passava stretto nella folla, riuscì a
toccargli il lembo del mantello, guarendo all’istante.
Gesù chiese chi l’aveva toccato e gli apostoli risposero:
“è la folla che ti stringe da ogni parte”, ma Gesù
insiste perché ha sentito una forza che usciva da lui e
allora l’emorroissa si fece avanti e gettandosi ai suoi
piedi, dichiarò davanti a tutti, il motivo per cui l’aveva
toccato e il beneficio che aveva ricevuto. Gesù le rispose:
“Figlia la tua fede ti ha salvata, va in pace!” (Lc. 8,
43-48).
Dal secolo XV in poi, in Occidente prende corpo la devozione
verso la Veronica quale figura del gruppo delle pie donne, che
asciuga il volto di Gesù con un panno o sudario, mentre
percorre con la croce la salita del Calvario, rimanendo il
Volto stesso impresso sul panno.
La donna sarebbe poi venuta a Roma, portando con sé la sacra
reliquia; alcuni testi apocrifi come la “Vindicta Salvatoris”,
dicono che il funzionario romano Volusiano, sequestra con la
violenza il telo alla donna e lo porta a Tiberio, il quale
appena lo vede guarisce dalla lebbra; Veronica abbandona ogni
cosa in Palestina e segue il suo telo a Roma, riavutolo, lo
tiene con sé e prima di morire lo consegna al papa .
Clemente.
La tradizione della donna che asciuga il volto di Gesù, con
un telo, da cui sarebbe scaturito il nome Veronica ‘vera
icona’, ha senz’altro preso grande diffusione oscurando
quasi del tutto, l’episodio della emorroissa, che sarebbe
secondo taluni, la stessa donna, anche se non vi sono certezze
nei tanti documenti più o meno apocrifi.
.
Dal secolo XIII si venerò in S. Pietro a Roma, una immagine
del volto di Cristo, detto ‘velo della Veronica’ (citato
da Dante nel Paradiso ), che gli studiosi identificarono per
lo più con l’icona tardo bizantina attualmente lì
conservata.
Testo
di Antonio Borrelli
VANGELO
Mentre lo conducevano via,
presero un certo Simone di Cirène che veniva dalla campagna e gli
misero addosso la croce da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una
gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano
lamenti su di lui. Ma Gesù, voltandosi verso le donne, disse: «Figlie
di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e
sui vostri figli. Ecco, verranno giorni nei quali si dirà: Beate le
sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non
hanno allattato. Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di
noi! e ai colli: Copriteci! Perché se trattano così il legno
verde, che avverrà del legno secco?». Venivano condotti insieme
con lui anche due malfattori per essere giustiziati.