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La castañuela spagnola ( Malaga ) Posible origen de la ciaccola - di María Encarnación Cabello Díaz - parte 1
Posible origen de la ciaccola - di María Encarnación Cabello Díaz - parte 2
I suoni del sacro - le origini della ciaccula - di Gino Lipari
La CIACCOLA è uno strumento importantissimo all’interno dei riti della Settimana Santa trapanese. Essa scandisce i tempi dei percorsi processionali e, di conseguenza, regola la durata dello svolgimento dei riti. Attraverso il suo scuotimento, la ciaccola imprime ai portatori dei gruppi l’ordine di sollevare o abbassare una vara. Viene scossa due volte all’atto del sollevamento, una sola volta per abbassare la vara. L’utilizzo della
ciaccola, che tecnicamente impiega lo stesso principio delle
nacchere e delle castagnette, si ritrova spesso nei riti pasquali della
Sicilia, seppur con altri nomi: troccula, scattiola,
ribattina. Secondo la classificazione organologica realizzata da
Sachs e Hornbostel (1914) e fondata sulla distinzione del modo di
produzione del suono, la ciaccola rientra nella famiglia degli “idiofoni”.
Con questo termine i due studiosi raggruppavano tutti gli strumenti
fatti di materiali naturalmente sonori, che non richiedono l’aggiunta di
corde, membrane, ecc., ma che producono un suono mediante la vibrazione,
il raschiamento, lo scuotimento, ecc. del corpo stesso dello strumento.
Bonanzinga, in uno studio organologico riguardante la Sicilia, inserisce
la ciaccola tra gli idiofoni “a percussione reciproca”. Essa
consiste, infatti, in due tavolette rettangolari, collegate mediante una
cordicella ad un nucleo centrale rigido, costituito da una terza
tavoletta prolungata in modo da formare un manico. Sono le due parti
mobili a determinare, durante lo scuotimento della ciaccola, la
produzione del suono (Bonanzinga 1995: 43). La costruzione della ciaccola viene effettuata direttamente dai consoli o dai portatori. Il primo passo da compiere riguarda la scelta del tipo di legno; bisogna selezionare un legno che risponda a ben precise esigenze: deve essere molto duro, leggero e in grado di produrre un suono molto forte. Per questo, prima di iniziare la costruzione è bene provare che tipo di suono il legno, se percosso, produce. Tra i legni preferiti ci sono il liriodendro e il cosiddetto ligno santo. Ciaccole costruite con quest’ultimo legno ve ne sono pochissime, ma, da quanto ho appreso dagli informatori, sono quelle in grado di dare una resa sonora eccezionale: il loro suono è percepibile anche a una «distanza di tre o quattro Misteri», cioè di alcune decine di metri. Dopo aver scelto il legno da utilizzare, bisogna eseguire diversi accorgimenti: le due tavolette mobili devono avere le giuste dimensioni; queste non devono essere troppo spesse; quindi bisogna levigarle bene affinché risultino perfettamente lisce. Alcuni, per ottenere i migliori risultati, vi passano l’olio di lino e poi le levigano una seconda volta. Intanto si realizza anche la parte mediana fornita di un manico che deve rispondere alle esigenze di impugnatura del proprietario. Le parti mobili vengono forate in due punti di uno dei lati più corti della tavoletta rettangolare e da questi viene fatta passare una cordicella che le lega alla parte centrale. Bisogna dare alla corda la giusta distanza di gioco per permettere che le tavolette sbattano facilmente. Infine, la ciaccola viene lucidata e nelle parti esterne può essere intagliata per conferire allo strumento maggiore preziosità. Il termine ciaccola, dal punto di vista linguistico, è chiaramente onomatopeico, in quanto riproduce il suono determinato dallo strumento. Per quanto riguarda le sue funzioni, invece, si lega, come si è visto, indissolubilmente alla figura dei portatori delle vare. Tra loro, nel momento in cui bisogna decidere chi deve sostenere questo strumento, nasce molta rivalità. Di solito, però, la ciaccola, è proprietà del portatore più anziano, figura questa che, spesso, coincide con il “caporale”, cioè con colui che ha il compito di organizzare una squadra di portatori, detti surdati, e sistemare questi, in maniera equilibrata, sotto le aste della vara. Lo strumento può essere sostenuto anche da uno dei consoli del gruppo, comunque da una persona che sia in una condizione di superiorità sociale rispetto al semplice portatore. Solo in assenza del caporale o dei consoli, come accade spesso nella fase notturna della processione, la ciaccola può essere affidata ad uno dei portatori; in questo caso, comunque, la scelta cade sempre su colui che ha maggiore esperienza.
Chi sostiene la ciaccola
assume una posizione di potere rispetto agli altri portatori. È lui a
decidere come e quando una vara deve avanzare o spostarsi. Deve
saper cogliere l’attimo nel quale far partire il primo colpo di
ciaccola, capire se tutti i portatori sono sistemati e quindi
scuotere di nuovo la strumento per impartire l’ordine definito di
sollevare la vara. Lo scuotimento della ciaccola non va
improvvisato, specialmente, durante la notte, quando ad alcuni portatori
si sostituiscono altre persone spesso inesperte. In questo caso, il
caporale prolunga l’intervallo di tempo tra il primo e il secondo colpo
di ciaccola
in modo da consentire il sicuro posizionamento dei portatori. Il suono
delle ciaccole, assieme al frenetico rullo di tamburi, domina il
campo sonoro della fase notturna della processione. Le bande, giunte a
Piazza Martiri d’Ungheria, vanno a riposare e i venti gruppi, senza
accompagnamento musicale, vengono ricondotti all’interno del centro
storico, procedendo mediante l’arrancata, che permette ai
portatori di avanzare più speditamente. Considerata l’enorme fatica che
l’andatura determina, spesso i portatori sono costretti, dopo un breve
tragitto di strada, a posare il gruppo. Si determina, così, quasi un
continuo scuotimento delle venti ciaccole che governano le
aisate
dei gruppi. I suoni prodotti si sovrappongono, si seguono uno con
l’altro, riecheggiano per tutta la notte, avvertono, con i tamburi, che
i gruppi stanno ritornando tra le vie del centro storico. Quando i
Misteri
sono ormai nelle piccole stradine della città vecchia, il suono delle
ciaccole
rimbomba nei muri delle palazzine e sembra accentuarsi incredibilmente.
È un continuum di suoni di ciaccole, di rullo di tamburi,
di calpestio delle tantissime persone che seguono i Misteri anche
durante la notte. I gruppi arrivati nei pressi del porto peschereccio
rallentano nuovamente il loro passo. Le bande si ricompongono, vengono
ripresi i ritmi lenti dell’annacata e sembra di assistere ad uno
splendido spettacolo. I primi raggi di sole brillano sulle onde del
mare, sugli ottoni delle bande, sugli argenti che impreziosiscono le
statue dei gruppi. I Misteri si avviano inesorabilmente verso la
chiesa per fare il loro rientro. E ancora sarà l’ultimo colpo di
ciaccola, il più lungo, a suggellare la fine della processione. Con
l’arrivo del nuovo giorno ormai l’animo dei trapanesi si è ridestato, ha
vissuto il mistero del tempo che muore e che rinasce, ha scoperto il
mistero della vita nella rinascita di Dio. Dello stesso autore : " I tamburini dell'Unione Maestranze "
Un sentito ringraziamento al caro amico Dott.Pasquale Gianno che ha voluto onorare queste pagine con gli approfondimenti musicali tratti dalla sua testi di laurea. Un particolare " grazie " al caro amico Bartolo Montelone per avermi donato " a ciaccula " riprodotta nelle prime tre foto e all'amico Nicolò Carriglio, storico console della " Sollevazione " che l'ha appositamente realizzata.
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www.processionemisteritp.it
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